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Al tempo del Grande Corvo, anche l’invisibile era visibile. E continuamente si trasformava. Gli animali, allora, non erano necessariamente animali. Poteva darsi il caso che fossero animali, ma anche uomini, dèi, signori di una specie, demoni, antenati. E così gli uomini non erano necessariamente uomini, ma potevano anche essere la forma transitoria di qualcos’altro. Non c’erano accorgimenti per riconoscere chi appariva. Occorreva conoscerlo già, come si conosce un amico o un avversario. Tutto avveniva all’interno di un solo flusso di forme, dai ragni ai morti. Era il regno della metamorfosi.

Roberto Calasso, Il cacciatore celeste